Innovativa tecnica chirurgica per il trattamento della sindrome del tunnel carpale
Chirurghi: Dott. Tarfusser e Dott. Nienstedt
In chirurgia l’innovazione passa spesso da piccole intuizioni, che si rivelano “rivoluzionarie”. Lo insegna il caso di questo metodo, sviluppato da due chirurghi della nostra equipe.
Nel corso del 2021 due colonne portanti del Centro Chirurgico Sant’Anna, il dottor Ivo Tarfusser e il dottor Frank Nienstedt, professionisti di levatura internazionale – il primo in ambito urologico e del trattamento dell’iperidrosi palmare e plantare, il secondo nell’ambito della chirurgia della mano -, hanno firmato insieme ad alcuni colleghi, i dottori Wilhelm Berger e Markus Mariacher dell’ospedale Franz Tappeiner di Merano, e al dottorando della Humanitas University Medical School Thomas Tarfusser, una pubblicazione scientifica apparsa sull’autorevole rivista americana “Techniques in Hand & Upper Extremity Surgery”.
L’articolo aveva come oggetto un’innovativa tecnica chirurgica per il trattamento della sindrome del tunnel carpale che la piccola equipe aveva sviluppato e sperimentato nel corso degli ultimi anni.
“Il percorso che ha portato alla pubblicazione” spiega il dottor Tarfusser “è iniziato nel 2017. Ma era da tempo che riflettevo sulle tecniche tradizionali, in uso per la chirurgia del tunnel carpale, fin da quando ne aveva sofferto mia madre. In quell’occasione mi ero accorto che la tecnica tradizionale, a cielo aperto, dava origine a una profonda cicatrice che poteva portare diverse e spiacevoli complicanze al paziente, oltre che a lunghi tempi di recupero.
Allo stesso modo, anche le tecniche endoscopiche sviluppate più recentemente per evitare un intervento così invasivo non erano meno problematiche. La sindrome del tunnel carpale nasce quando infiammazioni e rigonfiamenti comprimono il nervo mediano, dando vita a forti dolori. Quando i sintomi non possono essere risolti con infiltrazioni o l’uso di tutori, si rende necessario intervenire chirurgicamente per alleviare la pressione, tagliando uno dei legamenti che circondano il tunnel carpale. Lo spazio per intervenire è però esiguo e il taglio avviene in condizioni di scarsa visibilità.
Questa circostanza ha contribuito a rendere incerto il risultato dell’intervento endoscopico, al punto che molte strutture sanitarie o lo hanno abbandonato, preferendogli il più invasivo ma sicuro intervento chirurgico a cielo aperto, o lo eseguono solo dopo che il paziente ha firmato una liberatoria.
Come risolvere il problema? La mia intuizione, che ha guidato la sperimentazione della nostra equipe, è stata quella di usare un uretrotomo: endoscopio urologico pediatrico spesso meno di 4 millimetri, dotato di una lama in ceramica di 2 millimetri appena. Questo ha permesso di operare il taglio necessario in condizioni di migliore visibilità e in misura molto meno invasiva
I risultati che abbiamo ottenuto sono stati ottimi e hanno evitato i problemi più evidenti delle tecniche fino ad oggi adottate. La nostra esperienza insegna che spesso, in chirurgia, bisogna essere flessibili e inventivi per perseguire l’innovazione e tali caratteristiche si scontrano frequentemente con le dovute e necessarie cautele che un ambito così delicato impone.
Lo studio si è dovuto perciò confrontare non solo con problematiche di ordine tecnico e pratico, ma anche con la burocrazia. Tuttavia, grazie al costante supporto del Centro Chirurgico Sant’Anna, questi ostacoli sono stati brillantemente superati. Siamo quindi molto soddisfatti di aver potuto pubblicare un articolo in una rivista così prestigiosa su questa tecnica innovativa che rappresenta oggi uno dei fiori all’occhiello del Centro Chirurgico Sant’Anna, confermandolo ai massimi livelli internazionali nell’ambito della chirurgia della mano.”